giovedì 13 novembre 2008

Siamo quello che mangiamo

Siamo quello che mangiamo

Da un po’ di tempo (per la precisione dal 1994) ci sono persone che hanno deciso di non voler più sottostare all’idea di ambienteContenitore–produttoreDiMerci–cheMortificanoIlNosttroGusto-cheInquinanol’Ambiente–CiAvvelenano-eProduconoIngiustiziaSocialeEdEconomica.

Queste persone si sono riunite in gruppi (sono oggi più di 400) che hanno vari nomi ma che sono diventati famosi con una sigla, GAS, cioè Gruppo di Acquisto Solidale. continua...

sabato 1 novembre 2008

Guida per capire la crisi della finanza

da Massimo

Una piccola guida per provare a comprendere i fattori scatenanti dell'attuale crisi, dalla bolla dei subprime al ruolo dei derivati, le motivazioni di lungo periodo e le possibili soluzioni.

sabato 20 settembre 2008

Il Real Sito del Carditello


Oggi ho visitato il Real Sito del Carditello, in occasione dell'iniziativa Paesaggi Sensibili di ITALIA NOSTRA.
che dire? il posto è molto bello, molto abbandonato, ma voluto bene da alcune associazioni locali che si stanno attivando per il suo recupero.
guardate coi vostri occhi!
gda

ps per i curiosi, sulla mia bacheca di facebook ho messo tutto l'album di foto(ben51!!)

sabato 28 giugno 2008

Gruppo di acquisto solidale: aggiornamenti

di Giovanna D'Alonzo

Alcuni aggiornamenti sulla questione del gruppo di acquisto solidale, dopo l’incontro che abbiamo fatto a Forno Vecchio con Massimo Lampa dei friarielli.

Il GAS ‘E friarielli” è parte della cooperativa di commercio equo e solidale ‘E pappaci”. I partecipanti al GAS sono in alcuni casi soci della cooperativa, ma sono anche esterni. Tra i partecipanti al GAS c’è chi si impegna in prima persona nell’organizzazione, e chi invece è solo acquirente.

Regole del GAS dal punto di vista economico. Per poter dare a chiunque la possibilità di partecipare come vuole, senza sentirsi né in colpa né sfruttato dagli altri, il gruppo ha stabilito la seguente regola: i partecipanti pagano con diverse percentuali di maggiorazione a seconda del loro impegno nella faccenda:

- 5% per le persone disponibili a dare una mano operativamente nella gestione dell’acquisto

- 10% ai soci della cooperativa, che pur non partecipando attivamente alle attività relative all’acquisto specifico, sostengono comunque la cooperativa

- 20% agli esterni, che hanno comunque piacere ad avere prodotti di buona qualità, spesso biologici, sempre solidali.

Mi sono inserita nel gasettiello della bottega, e dal Cantiere Arcipelago Napoli ci sono anche Erminia Romano e Aldo Pappalepore, e adesso si è aggiunta Susi Veneziano.

Se ci sono altri interessati a partecipare, potremmo fare un gasettiello del Cantiere. Fatemelo sapere, perché stiamo valutando il numero di aderenti, e i bisogni potenziali, per darci un’organizzazione adeguata. L’obiettivo è partire a settembre con il fresco (ortofrutta)

Al momento abbiamo effettuato solo l’acquisto del parmigiano, a cui ho partecipato attivamente, e uno sporadico acquisto di prova di verdura per verificare la qualità del fornitore. C’è stata anche una call per olio e vino, per la quale io mi sono fatta una passeggiata in Cilento, e l’ho preso anche per gli altri.

Al momento il GAS funziona solo per acquisti di alimenti e bevande non deperibili facilmente. Anni fa c’era stata un’esperienza di acquisto di fresco (orto frutta), ma venuto meno il produttore, si era arenato il tutto, anche perchè la gestione è molto faticosa.

Tuttavia, visto che per una serie di vicende l’interesse per i GAS è aumentato, e ci sono molte persone che si stanno inserendo nel circuito, ci siamo incontrati per riprendere a ragionare sul fresco ortofrutta, anche perché riteniamo il GAS si animi più facilmente se c’è la continuità dell’incontro e degli acquisti legati al fresco. Continua...

martedì 20 maggio 2008

Il convegno di Misano

Carissimi, faccio un sunto brevissimo da Misano. Spero possa interessarvi e stimolarvi. E se volete maggiori informazioni scrivetemi.

Sono stato al Convegno nazionale dei Gas a Misano. 300 persone ( ognuna è referente di un gruppo o più gruppi gas da tutta Italia ( quasi tutti del Nord). Un gas è formato mediamente da 40/50 persone. Fate voi i conti. Erano presenti anche alcuni produttori. Segno che stiamo allargando e consolidando le relazioni solidali verso cui tendiamo. C'era una energia e un entusiasmo davvero travolgente. Ci sono stati i gruppi di lavoro ( Tessile, Energia, PDO (piccola distribuzione organizzata), Aspetti Organizzativi dei Gas, Moneta locale, Finanza etica). Il lavoro dei gruppi ha evidenziato che da Marzabotto 2002 sono stati fatti significati passi in avanti per la questione GRANDI NUMERI (ampiezza dei partecipanti), per la questione rapporti con i produttori, per il tema dei DES (Distretti dell'economia solidale - rapporti con le economie locali, con altri soggetti (terzo settore, cooperative sociali, enti locali, commercio equo). Sono in corso negoziazioni per un acquisto collettivo ed eticamente responsabile con La 220 (energia verde) e si è realizzato uno stupendo progetto di filiera lunga completamente in linea con i valori e le pratiche dell'economia solidale. ( www.made-in-no.com) Vi consiglio di dare un occhiata. Sono stati con noi con interventi preziosi anche Antonio Tricarico (Campagna Riforma della banca mondiale) e Andrea De Stefano direttore rivista Valori di Banca Etica) Matthieu Lietaert(Cohousing e Condomini Solidali). A tal proposito ho una proposta per i Cantieri sociali ( vorrei parlarne con Giovanna a cui chiedo anche che il prossimo incontro Condivisioni possa tenersi a Pozzuoli (sede di altromodo flegreo).

Gennaro Ferillo (Altromodo flegreo)
altromodoflegreo@libero.it

mercoledì 14 maggio 2008

AGRICOLTURA/ MERCATO BIOLOGICO ITALIANO VALE 2,6 MLD, TERZO IN UE

Il settore rappresenta l'1,8% dei consumi complessivi

Roma, 14 mag. (Apcom) - Nel 2006 il mercato del biologico in Italia vale 2,6 miliardi di euro, al terzo posto in Europa dopo Germania (3,2 miliardi) e Regno Unito (3 miliardi). Nella penisola il settore rappresenta l'1,8% dei consumi complessivi. Sono i dati resi noti dall'Ifoam (International Federation of Organic Agriculture Movements), federazione di oltre 750 organizzazioni sparse in 110 paesi, in occasione del lancio del sedicesimo congresso mondiale del biologico, in programma dal 16 al 20 giugno a Modena. Secondo l'Ifoam il mercato mondiale di prodotti biologici nel 2007 è compreso tra 35 e 50 miliardi di euro, contro i 31 miliardi del 2006 e i 25,5 miliardi del 2005.
Tra il 2005 e il 2007 a crescere di più in Italia tra i canali commerciali sono stati i gruppi di acquisto (+60%) e le vendite dirette (+37%). Ma forte è anche la performance degli agriturismi (+25%) e delle vendite via Internet (+20%). Secondo l'Ifoam, l'Italia è leader in Europa per superfici destinate alla produzione di vini biologici (pari a 30mila ettari) ed è al quinto posto nel mondo per superfici destinate alla coltivazione biologica con 1,07 milioni di ettari.
"Il congresso - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura dell'Emilia Romagna Tiberio Rabboni - sarà un'occasione per conoscere il settore del biologico emiliano-romagnolo". La regione conta oltre 4.100 imprese certificate e 92mila ettari di superficie coltivati a biologico. E' al primo posto in Italia per numero di mense scolastiche (127), quasi il 15% dei pasti bio serviti ogni giorno nelle scuole d'Italia (112mila su 924mila). "Dal 2000 a oggi - sottolinea Rabboni - l'Emilia Romagna ha erogato nell'ambito del proprio Programma di sviluppo rurale quasi 155 milioni di euro, pari al 18% delle risorse pubbliche disponibili, a favore di 3.296 aziende agricole biologiche, che rappresentano il 4% del totale delle aziende regionali. Nel periodo di programmazione 2007-2013, questo importo potrà ulteriormente aumentare in relazione alla maggiore disponibilità di risorse pubbliche".
Presenti al congresso, a discutere di agricoltura biologica nel mondo e del suo ruolo saranno Juan Evo Morales, presidente della Bolivia, Vandana Shiva e Terolde Berhan Gebre Egziabher, entrambi vincitori del "Right livelihood award" (il premio Nobel alternativo per la pace) e l'enogastronomo Carlo Petrini, fondatore del movimento Slow Food. Parteciperanno anche il direttore generale dell'Unep (United Nations Environment Programme) Achim Steiner, il sociologo Wolfgang Sachs, direttore scientifico del Wuppertal Institut per il clima, l'ambiente e l'energia, l'agronomo Howard-Yana Shapiro, e l'economista Serge Latouche, tra i massimi sostenitori della "decrescita conviviale".

sabato 10 maggio 2008

Gas - gruppi di acquisto solidale

Come sapete il Cantiere ha avviato un'iniziativa sui Gas, per promuoverli e dare vita a nuove azioni di sostegno. Collaborano a questa iniziativa Giovanna D'Alonzo, che ne è la curatrice, Carla Majorano, Gennaro Ferillo (che è anche promotore del Gas "terra di fuoco"), Erminia Romano.
Nel primo incontro dell'9 aprile e del 7 maggio abbiamo conisciuto i gas "'e friarielli" e "piediperterra" e abbiamo avviato una prima e generale riflessione sulle possibilità di lavorare insieme.
Giovanna ha riassunto i contenuti degli incontri, Massimo Lampa della Cooperativa 'e pappece ha preparato una scheda sul gas 'e friarielli, Vincenzo Dina sul gas Piediperlaterra, Gennaro Ferillo sul gas Terra di Fuoco.

Chi è interessato a fare (o a stare in) un gruppo di acquisto può scrivere a cantierenapoli@gmail.com e sarà messo in contatto con Giovanna
Idem per chi è interessato a partecipare alla iniziativa del cantiere sui Gas.

mercoledì 7 maggio 2008

Il coltello nel ventre

La vicenda dei manifesti tettelines, di cui ci siamo occupati in questi giorni, sembra volgere ad una conclusione positiva. Al di là dell'impulsività a volte superficiale con cui ancora ci muoviamo, abbiamo pensato di prendere un'iniziativa, confrontandoci con il comune, per una maggiore attenzione (organizzata) sull'immagine del corpo delle donne. A questo proposito sento di condividere in ogni suo contenuto e proposta l'articolo "il coltello nel ventre" di Maria Grazia Di Rienzo che, manco a farlo apposta, questa mattina ha fatto capolino nei nostri motori di ricerca.

Il coltello nel ventre
di Maria G. Di Rienzo

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Gli stupratori non nascono tali. Vengono "costruiti", addestrati, come si addestrano i soldati ad uccidere. E la cultura che fa di un uomo uno stupratore e’ la stessa che "fa" noi tutti/e. Non e’ una questione femminile, e’ una questione condivisa, e come tale va affrontata. Molti uomini pensano, e sono sinceri, che la violenza sessuale, quella domestica ed il sessismo siano problemi altrui: segnatamente oggi, dopo gli ultimi fatti di cronaca, e’ problema/responsabilita’ dei barbari invasori stranieri. Sono dipinti un po’ come gli Orchi di Tolkien, forse non malvagi in origine ma ormai irrecuperabili, spaventapasseri mediatici, fasci di impulsi incontrollati, marionette guidate da fili di odio, massa di pupazzi insensibili, privi di autocontrollo, che seguono semplicemente la pulsione violenta ovunque essa li conduca, anche quando finira’ per schiantarli nel processo. Ma Tolkien ha molto chiaro che c’e’ un manovratore di questi burattini, un potere piu’ grande e piu’ distruttivo di loro stessi, che li istiga con la seduzione delle parole (gli imbattitibili Uruk-hai!) e la promessa di impunita’.Il linguaggio sessista, i modelli sessisti, la gerarchia di valore per genere, ed il loro logico compimento, la violenza sessuale, promettono agli uomini potere e impunita’. Si’, ci sono le leggi, possiamo persino inasprirle, ma la condanna morale va ancora principalmente alla donna. Cosa ci faceva la’, perche’ era vestita in quel modo, ci ha ballato insieme, ci e’ andata a cena, avrebbe dovuto capire... Cosa dovremmo capire, spiegatemelo. Che dobbiamo smettere di provar gioia nella vita, di aver voglia di conoscere persone nuove, di lavorare, di studiare, di andare per strada, di vestirci come ci pare, di avere desideri, di innamorarci, di esistere?Continua ...

Tratto da Politicamente corretto' che ha sua volta lo ha tratto dalla rubrica "Notizie minime" della rivista "La nonviolenza è in cammino" proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza. Arretrati in: http://lists.peacelink.it/

ceneri e lapilli per tutti

Da il mattino di oggi si legge: "via i cartelloni troppo sexy: sono abusivi", e che il comune, con decisione dell'assessore al decoro e arredo urbano Elisabetta Gambardella, rimuoverà in pochi giorni (?) i manifesti della TTTlines.

Si capisce pure che è abusiva la struttura su cui i manifesti sono stati affissi e che la maxi affissione non ha ricevuto l'autorizzazione per essere collocata in quel posto. Sia l'una che l'altra cosa non fanno fare al comune una bella figura.

Insomma, il Vesuvio e l'Etna sembrano aver eruttato ceneri e lapilli per tutti, per l'espositore di manifesti pubblicitari, per TTTlines (che tuttavia ne ha tratto una chilometrica pubblicità), per il comune stesso che mostra di non aver saputo esercitare il controllo preventivo o ordinario sulla legalità nemmeno quando l'oggetto della illegalità consiste proprio nel mettere in evidenza.
sv

lunedì 5 maggio 2008

tettelines

dopo il post di ieri sul nostro sito "condivisioni" siamo andate sul posto

In verità Giovanna è andata e ha fotografato gli otto metri di manifesto
e adesso possiamo capire meglio...





...già perchè se ti chiami TTTLines far leva sulle tette sorge spontaneo e c'è da attendersi a breve un definitivo cambio di ragione sociale.

Sponsor il Calcio Napoli
Agenzia pubblicitaria Studio Fabris Napoli

E Il Mattino di oggi titola:


E' siciliana la ragazza dei cartelloni hard


quasi a rassicurare e a scoraggiare una caccia alle tette in città.


e racconta, tra l'altro, che tra scompiglio, traffico e polemiche la città si è divisa in due fazioni. Da una parte i fautori dell'ordine pubblico ("quei manifesti - sostengono - distolgono l'attenzione degli automobilisti dalla guida con pericolo di incidenti, e rallentano il traffico) e i fustigatori dei costumi, tra cui anche un'associazione di genitori che ha già chieto alla compagnia di rimuovere i tabelloni. Dall'altra invece ci sono i sostenitori, di cui però non si riportano testimonianze, nemmeno anonime, a parte quelle già riferite ieri "«Nulla che non si sia già visto, ma si rimane certamente impressionati dalle dimensioni. E non solo delle foto». L'armatore Alexandros Tomasos è soddisfatto di aver rappresentato le terre fertili della Campania e della Sicilia, in chiave ironica, con la prosperità di due seni che evocano i vulcani e, nel contempo, aver reso omaggio alle bellezze vulcaniche delle due regioni. Secondo lui "l'immagine non è volgare. Oggi basta accendere la tv o navigare su internet per vedere immagini molto più spinte. Credo che l'impatto più forte è stato provocato soprattutto dalle dimensioni del tabellone".

E proprio sulla grandezza del manifesto e sulla sua collocazione sono state espresse non poche perplessità dall'assessore al decoro e arredo urbano Elisabetta Gambardella. "Ho chiesto al comandante di polizia municipale Carlo Schettini e al dirigente comunale del servizio di polizia amministrativa Iraldi - dice la Gampardella - di avviare un'indagine per verificare se siano in regola le autorizzazioni in merito alla grandezza e alla collocazione del tabellone. Sul contenuto della pubblicità il Comune non può intervenire, anche se personalmente non lo trovo di buon gusto".

Su queste ultime affermazioni riguardanti le prerogative del comune in materia di affissioni pubblicitarie ho qualche dubbio, dal momento che al comune si paga il servizio e le tasse, e non si capisce perchè l'indagine non possa avvenire a tabelloni rimossi, vista la oggettiva pericolosità, salvo il ripristino, qualora si "scoprisse" che tutto è in regola. Oppure dobbiamo violare tutti, per "pari legittimità", le regole ed usare i nostri cellulari mentre siamo alla guida, passando da lì, per fare una foto ricordo da mandare al comune di Napoli ?

sv

Incursione civica ?

NAPOLI - Le fotografie di seni prosperosi coperti solo dalle mani di una modella su quattro maxi cartelloni pubblicitari, che si estendono per una ottantina di metri, stanno creando non pochi disagi alla circolazione stradale. Tutto ciò accade a Napoli, nel quartiere di Fuorigrotta dove da qualche giorno, come riferiscono i residenti, tantissimi automobilisti fanno frenate improvvise oppure soste troppo prolungate per dare una occhiata alla pubblicità.
Le foto sono utilizzate per la campagna promozionale di una compagnia di navigazione nazionale. «Nulla che non si sia già visto - ha commentato un passante che si e soffermato a pochi metri dalla grande foto - ma si rimane certamente impressionati dalle dimensioni. E non solo delle foto».




L'immagine, ripetuta quattro volte sul maxi manifesto affisso sul muro perimetrale dell'ex sferisterio, è accompagnata da uno slogan, «Vesuvio ed Etna mai così vicini», facendo riferimento alla possibilità di potersi spostare rapidamente con i collegamenti marittimi dalla Campania alla Sicilia. Da Corriere della Sera , 4 maggio 2008
Si accettano adesioni e proposte per una incursione civica ......
Lascia un commento oppure rispondi al sondaggio "Incursione civica - che fare?" che segue a questo post.
Susi Veneziano

sabato 3 maggio 2008

Keynes: Prospettive per i nostri nipoti


Secondo un proverbio popolare spagnolo, "hombre que trabaja pierde tiempo precioso". Sarà in omaggio a questa filosofia esistenziale che John M. Keynes scelse la liberazione dal lavoro come tema per una conferenza tenuta a Madrid nel giugno del 1930, rintracciabile ora nel nono volume dei suoi Collected Writings intitolato Essays in Persuasion e tradotta in Italia da Bollati Boringhieri (La fine del laissez faire ed altri scritti, Torino 1991). Le idee portanti della conferenza dovevano frullare da tempo nella fervida testa di Keynes e dovevano stargli particolarmente a cuore se, fin dal 1928, egli ne aveva fatto oggetto di numerosi discorsi tenuti qua e là, su invito di associazioni culturali come la Essay Society del Winchester College o il Political Economy Club di Cambridge.
Poiché le teorie keynesiane sono alla base della strategia tuttora invocata e praticata (di validità sicura ai suoi tempi, assai dubbia oggigiorno) secondo cui la disoccupazione è un male che va combattuto elevando gli investimenti, è interessante riproporre la conferenza di Madrid, dove Keynes per primo anticipa i limiti di questa strategia.
Quando Keynes tenne la sua conferenza a Madrid, non erano stati ancora inventati il microscopio elettronico, l'elaboratore, il polietilene, il radar, le fibre artificiali, l'elicottero, il motore a reazione, la fissione e il reattore nucleare, il DDT, gli antibiotici, la penna a sfera, il rene artificiale, la bomba atomica, la plastica, il transistor, il videoregistratore, gli anticoncezionali, il laser, i circuiti integrati, le fibre al carbonio, le stazioni spaziali, la fecondazione artificiale, il fax, il telefono cellulare, il compact disc. Gli scienziati non sapevano ancora di che cosa è composto un atomo o come è fatto il DNA. Gran parte degli oggetti che compongono il nostro attuale universo quotidiano - dalla televisione ad Internet, dal robot al forno a microonde - esulavano dall'esperienza personale del raffinato economista di Bloomsbury. Eppure il suo acume, sociologico prima ancora che economico, riuscì a guidarlo oltre i confini dell'economia.
Per quanto lontano dai successivi sviluppi, già nel 1930 il progresso tecnologico doveva apparire a Keynes come un fenomeno portentoso e rivoluzionario, destinato a crescere con un ritmo a valanga. Del resto, i dati di fondo erano già ben chiari: l'uomo di Neanderthal - quando gli abitanti del pianeta non superavano 120 milioni - aveva una vita media di 29 anni e disponeva di circa 4000 calorie al giorno; nel 1750 - quando la popolazione complessiva del pianeta aveva raggiunto i 600 milioni - l'uomo pre-industriale dei paesi più ricchi aveva una vita media di 35 anni e disponeva di 24.000 calorie al giorno; oggi, che la rivoluzione industriale è ormai conclusa e che la società post-industriale ha preso il suo posto, gli abitanti del pianeta superano i 5 miliardi e ciascun abitante dei paesi ricchi vive in media 75 anni, disponendo di circa 300.000 calorie al giorno. Durante tutta la lunga storia che precede l'industrializzazione, le risorse energetiche di cui disponeva l'umanità non hanno mai superato il miliardo di megawattore; tra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento, grazie all'impulso industriale, sono aumentate di oltre cinquanta volte, superando i 53 miliardi di megawattore.
Continua...

Il testo è tratto dal sito www.nextonline.it, Orario e salario
Testi di Giovanni Agnelli, John M.Keynes, Frederick W.Taylor (con un commento di Aris Accornero)

L'immagine dal sitowww.terrediconfine.eu, è del film The Time Machine, G.Pal 1960.

giovedì 1 maggio 2008

Il gioco dei rifiuti

Da MenagerZen*
Il gioco dei rifiuti
di Umberto Santucci


L’aumento del petrolio è ormai inarrestabile. La profezia di Rifkin si avvera. Noi che siamo solo elementi del formicaio possiamo osservare più o meno sorpresi, e immaginare cose che potremmo fare nel nostro piccolo in modo che il formicaio cambi un po’ i suoi comportamenti, e dunque i suoi destini.

Colpito come tutti dalle visioni napoletane, ho provato a ridurre la produzione dei miei rifiuti. A casa ho maggiore autonomia, e da tanto tempo facciamo la raccolta differenziata. Ma sotto casa abbiamo solo tre raccoglitori: rifiuti non riciclabili (organici e non); carta e cartoni; plastica, metalli, vetro. Quindi se volessimo separare vetro e alluminio, interamente riciclabili, non sapremmo come fare.



Ora però voglio raccontare di un mio soggiorno in ospedale, dove devo servirmi delle strutture pubbliche con pochissime possibilità di decisioni autonome. Ho visto che le possibilità sono minime, ma pur ci sono.
La prima colazione viene servita in una tazza di porcellana che contiene caffè ed orzo, poi ci danno due fette biscottate col loro sacchettino di cellophane e una vaschetta monodose di marmellata fatta metà di plastica e metà di alluminio.
Rifiuti: sacchetto cellophane, vaschetta plastica, copertura alluminio. Si buttano tutti insieme.

Però la prima colazione arriva alle 8,30, quando invece ci svegliano alle 6,30 per prelievi e attività varie. Io che sono abituato a fare colazione appena alzato, mangio un frutto e scendo alla macchinetta delle bibite dove prendo un bicchiere di cioccolato o di latte e orzo.
Rifiuti: bucce di mela o arancia (organici), bicchiere plastica della macchinetta. Il bicchiere si butta nel bidone accanto alla macchinetta. Le bucce nel cestino della nostra camera, unico raccoglitore per qualsiasi tipo di rifiuto.

A colazione e cena l’Ospedale di Tagliacozzo dove mi trovo io si serve di un catering che ogni giorno arriva da Avezzano (30 km circa) e che prepara le porzioni ognuna in un piatto di plastica monouso coperto di un foglio di plastica termosigillato. I pasti sono serviti su vassoi suddivisi per accogliere le varie porzioni, ma la conformazione dei vassoi non corrisponde con i piatti, che vengono poggiati sul vassoio invece di essere incastrati negli appositi alloggiamenti. Quindi basterebbero vassoi lisci, invece che modanati a stampo, come quelli di qualsiasi self service. Invece su ogni vassoio viene messo un coprivassoio in plastica stampata con le stesse modanature del vassoio.
Si tratta della fusione fra due processi distributivi diversi. Da una parte il vassoio col coprivassoio, che vorrebbe porzioni versate da distributori disposti lungo una catena: tanto di minestra nella vaschetta A, tanto di verdura nella vaschetta B, tanto di carne nella C, tanto di pane nella D. Dall’altra piatti confezionati e sigillati che non hanno bisogno del vassoio, ma solo di un ripiano rigido su cui poggiarli.
Rifiuti: oltre ai rifiuti organici, che sono lasciati dentro i rispettivi contenitori di plastica, per ogni persona, ogni giorno: 2 coprivassoio, 8 piatti con relativi fogli sigillanti, tutto di plastica, 2 sacchetti del pane.

Quando abbiamo finito di mangiare passa un inserviente che raccoglie tutti i rifiuti, organici e plsatica, in un
unico bidone. Durante la giornata produco altri due bicchierini della macchinetta del caffè.
A tutto ciò vanno aggiunti altri rifiuti personali: contenitori di prodotti da toilette, giornali vari, fazzolettini di carta.
Su tutti questi rifiuti io non posso intervenire. I miei compagni di camera aggiungono le bottiglie di acqua minerale (il vizio italiano) che io evito riempiendo la mia bottiglietta dal rubinetto del bagno: l’acqua di Tagliacozzo è buonissima. Però mi sto rendendo conto che questa è la sola scelta di consumo consapevole che posso fare qui.
A tutto ciò vanno aggiunti i rifiuti medici veri e propri: guanti, bende, cerotti monouso, confezioni di medicinali, contenitori vari, rifiuti tossici, ecc.

In conclusione c’è un eccesso di produzione di rifiuti dovuto a processi organizzativi e comportamenti, e una carenza di raccolta differenziata senza nessuna selezione preventiva di riciclabili puri (plastica, vetro, alluminio, carta).
Se le strutture pubbliche sono organizzate così, come si può pretendere che il cittadino da solo, contro tutto e contro tutti, riduca la sua produzione di rifiuti e provveda a differenziare e raccogliere in appositi raccoglitori che a volte ci sono a volte no, e che non sono standardizzati come forma e colore, come per esempio avviene in Francia?

Uscendo dall’ospedale, che pure è un centro di eccellenza quanto a terapie e organizzazione, e tornando alla nostra vita di tutti i giorni, come e dove possiamo ridurre e razionalizzare la nostra produzione di rifiuti?
Prima di tutto pensando al rifiuto. Sto magiando un sacchetto di patatine: che rifiuto produco? Dove lo butto? Sto facendo spesa al supermercato. Quanti imballaggi sto acquistando (e pagando)? Accanto ai prodotti supercofezionati, ci sono prodotti sfusi? Ho portato le mie borse? Le cose che sto acquistando al supermercato, potrei acquistarle al mercato?

Propongo questo giochino di osservazione della propria produzione di rifiuti, da fare per il lavoro, l’ufficio, la palestra, il tempo libero.

*ManagerZen è un sito e un'associazione che nasce con un obiettivo: proporre un approccio alternativo alla cultura aziendale. La foto però l'abbiamo scelta noi tra quelle che ci ha donato Giovanna.

Foto "Dasy ti amo" di gda

sabato 19 aprile 2008

L'incontro del 9 aprile sui Gas

Ci scusiamo per il ritardo con cui pubblichiamo questo post, in parte dovuto al fatto che contemporaneamente avevamo aperto un gruppo di lavoro su google-group che però ha mostrato molti limiti di funzionamento e pertanto stiamo dismettendo.
Continueremo a informarvi e a fare gruppo su questo sito e vi terremo informati anche con mail.


Il 9 aprile ci siamo incontrati nella sede della cooperativa ‘e pappaci per parlare di GAS (Gruppi di acquisto solidale)

L’incontro è stato proposto dal gruppo di Condivisioni del Cantiere ai referenti di 3 GAS napoletani, per avere il racconto della loro esperienza di acquisto solidale, e capire se e come proporre iniziative analoghe nel nostro Cantiere. Ovviamente non immaginiamo necessariamente di creare un altro GAS, potremmo aderire in quelli già esistenti, o almeno promuoverne l’esistenza e lo sviluppo: pare che sia assai faticoso!

A breve ci sarà un altro incontro, perché questo primo momento ci è servito solo a capire che vogliamo capire meglio e parlarne ancora. Presto faremo anche proposte concrete.

Per il momento vorremmo capire se ci sono altri interessati all’argomento, potenziali aderenti, ecc….

Chiunque fosse interessato, per favore, batta un colpo e si iscriva al gruppo google (dalla home del cantiere, trova il link… e poi segue istruzioni)



I presenti all’incontro: Massimo Lampa (GAS ‘e friarelli, che ci ha gentilmente ospitati), Gennaro Ferillo (Gas Terra di fuoco) Vincenzo Dina (GAS Piedi per la terra - Napoli centro zona Museo), Carla Majorano, Aldo Pappalepore, Susi Veneziano, Giovanna D’Alonzo



gda

venerdì 18 aprile 2008

e i libri condivisi del cantiere condivisioni

e dunque, nella colonna a destra trovate la lista di lc (libri condivisi) del cantiere

Ho messo le prime cose che ho preso a caso in libreria, tranne il primo, il cardillo, che ho scelto con attenzione.

Provate a registrarvi su anobii e a inserire un po' di vostri libri e vedrete che è veramente piacevole e gratificante e che vi appassionerete subito alla cosa.

E allora, una volta scoperte le possibilità che il sito offre, coindividerete, spero, l'idea di fare un gruppo di condivisione dei titoli delle nostre librerie, e possiamo farlo se ciascuno mette la propria libreria personale anche un po' nel cantiere, con un collegamento o inserendo direttamente i libri che vuole segnalare.

Per farlo daremo le chiavi di accesso alla libreria del cantiere a chiunque, alla sola condizione di inviare una mail di richiesta al cantiere e di essere inseriti nella mail list del cantiere.

E poi, sui libri, cominceremo a pensare anche a qualcosa di più, ad esempio, il riuso, per i libri scolastici.....

a risentirci cari lettori

susi

Il bookcrossing virtuale di aNobii

DI PIETRO IZZO
Apogeo Online

Un servizio per bibliofili sembra destinato a diventare per i libri quello che Flickr è per le foto e YouTube per i video
Accostare due concetti come “libro” e “web 2.0” finora poteva far venire in mente una sola soluzione: Amazon. Ovviamente, Amazon esiste da ben prima che gli utenti della rete scoprissero di essere tutti fanatici delle reti sociali, ma è indubbio che nel corso degli ultimi anni l’azienda di Jeff Bezos abbia perfezionato tutta una serie di strumenti (come le WishList o Listmania) che permettono agli acquirenti di dire la loro sui prodotti in vendita. Ma nessuno permetteva di mostrare orgogliosamente la propria collezione di libri sul sito, anche perché una libreria online nasce più che altro per vendere.

Da qualche giorno, però, sta esplodendo anche in Italia il servizio di aNobii, che funziona per i libri allo stesso modo in cui Flickr funziona per le foto. aNobii esiste dall’inizio del 2006, ed ha avuto una fortuna tale da essere tradotto ormai in diverse lingue, per poter soddisfare le esigenze di orde di lettori “glocal”. Per la cronaca, il curioso nome di questa (relativamente) nuova applicazione deriva dall’anobium punctatum, il comune tarlo del legno che nei paesi anglosassoni è familiarmente conosciuto come… bookworm (verme dei libri).

Dopo l’iscrizione (semplicissima, basta fornire un indirizzo e-mail e una password) si accede all’home page del servizio che è simile per contenuti e disposizione a molti altri siti analoghi (viene in mente soprattutto Last.fm): in testa alla pagina vengono segnalati gli ultimi libri inseriti da noi (ovviamente prima bisogna inserire qualcosa), gli utenti con gusti simili ai nostri, gli ultimi commenti da parte della rete di utenti, gli ultimi libri aggiunti dalla comunità, gli ultimi utenti iscritti, eccetera.
Ma il bello di aNobii, ovviamente, sta tutto nella voce del menu subito a fianco del link alla home page: La mia libreria. Al primo impatto, quello che salta all’occhio è il campo disponibile per aggiungere un libro. Su aNobii questa operazione può essere completata in diversi modi: il migliore (da un certo punto di vista) è quello che consiste nell’inserire il codice Isbn del libro nel campo, in modo che l’oggetto venga catalogato univocamente. Si possono inserire anche multipli codici Isbn (li si trova in genere sul retro di copertina dei libri, se non sono coperti da un adesivo), per velocizzare la procedura. Naturalmente è anche possibile inserire il titolo di un libro e poi specificare in seguito l’edizione giusta tra quelle proposte da aNobii. Ma il modo più veloce è quello di inserire il nome di un autore, in modo che aNobii proponga tutti (o quasi) i libri pubblicati in Italia da quell’autore. Sarà semplice a quel punto selezionare più volumi alla volta da aggiungere nella propria libreria, sempre che non si abbiano pretese di catalogazione scientifica e che si posseggano piccole collezioni di libri di uno stesso autore.

Ora, una volta aggiunto qualche libro e scelto se il proprio scaffale virtuale debba essere pubblico o privato (anche solo alcuni libri possono essere “privati”), ci si trova davanti al “difficile” compito di modificare i dati di ogni libro inserito. Intendiamoci, non si tratta di modificare titolo, autore e dati simili, anche perché questi vengono automaticamente reperiti da aNobii, assieme all’immagine di copertina (e quando non è disponibile si può inserire “a mano”) e al blurb della quarta di copertina. Lo si vede chiaramente cliccando sulla copertina di un libro inserito.

Modificare vuol dire cliccare sul link Modifica e inserire una serie di dati più personali (tutti ovviamente opzionali ma consigliati per rendere più coinvolgente l’esperienza di aNobii): dove ho acquistato il libro, se l’ho finito o lo devo ancora iniziare (o magari l’ho abbandonato a metà perché era noioso), la mia valutazione, i miei commenti (che resteranno legati al libro e visibili a tutti quelli che aggiungeranno lo stesso libro nella loro libreria) e naturalmente gli onnipresenti tag (o etichette) che hanno la solita funzione di favorire la navigazione e il riconoscimento delle categorie. Se si sono già inseriti diversi libri, è anche possibile fare queste modifiche a blocchi, partendo dalla pagina La mia libreria e seguendo il link al fondo Modifica tutto in questa pagina.

Ci vuole veramente poco a replicare online gli scaffali di casa, e il lavoro è insolitamente divertente. Certo, è un mezzo per catalogare la propria collezione, ma intanto, nella pagina dedicata a ogni volume, c’è la possibilità di vedere quanti altri utenti hanno quel libro in casa, quali altri libri prediligono, che giudizio danno del determinato libro… E ovviamente si incontrano libri particolari, che magari non si conoscevano, e li si aggiunge alla propria Lista dei desideri (nel menu principale, subito dopo La mia libreria). Tramite il link Statistiche libreria, poi, sarà possibile vedere quanti ci hanno visitato, chi ha seguito un nostro consiglio, e soprattutto chi ci ha aggiunto come amico o vicino.

Non si tratterebbe di social network se non ci fosse il valore aggiunto dell’interazione tra gli utenti e della condivisione della conoscenza (in questo caso di una passione bibliofila). Navigando tra gli scaffali altrui è possibile aggiungere un utente come vicino (si intende così seguire il farsi della sua collezione di libri) o come amico (in questo caso si invia una richiesta e si intende che la persona è veramente un amico, o comunque una persona che si conosce). Non manca la possibilità di cercare determinati utenti o di invitare persone via mail a provare il servizio.

Amici e vicini possono poi riunirsi in gruppi (proprio come i gruppi di Flickr e YouTube) e mettere in comune i propri volumi realizzando mini biblioteche tematiche. Al momento i gruppi sono ancora molto pochi (specialmente in lingua italiana, anche se uno dei più “caldi” è proprio Fantascienza in Italia). Entrando in un gruppo si possono scoprire nuovi libri che fanno parte della collezione collettiva e ovviamente partecipare alle discussioni letterarie in tema.

Per i più venali, aNobii permette di gestire gli scambi o le vendite di libri direttamente dalla propria pagina personale: seguendo il link Gestisci scambi/vendite sul fondo della colonna di sinistra nella propria libreria, si può assegnare a ogni libro un prezzo e descriverne lo status (“usato ma tenuto bene”). Le transazioni vere e proprie, per il momento, vanno gestite offline.

aNobii, insomma, è un gioco culturale che coinvolge e risulta molto interessante: una volta raggiunta la massa critica di utenti e stabilizzate meglio le procedure di gestione della propria libreria, non sarebbe male se aNobii estendesse le sue competenze specifiche anche sui Dvd e sui Cd, in modo da accontentare anche i maniaci della catalogazione cinematografica e musicale.

Un’ultima, proverbiale, avvertenza: come tutte le applicazioni web 2.0, aNobii dà dipendenza e rischia di mettervi in contatto con tutta una serie di soggetti potenzialmente già assuefatti. Io, ad esempio, l’ho scoperto grazie ad un cinguettìo di Twitter, il che dà l’idea di quanti habitué del web 2.0 stiano già creando la loro biblioteca di Babele.

Pietro Izzo
Fonte: http://www.apogeonline.com/
Link: http://www.apogeonline.com/webzine/2007/05/29/23/200705292301
29.05.2007

acquisto di prova a La Colombaia




ecco il mio acquisto di prova da La Colombaia.
Per € 11,50 e il ritiro presso il ristorante Sorriso Integrale a Piazza Bellini (in quel portone che sembra un palazzo ma dà accesso ad un cortile),mi sono portata a casa:


Carciofi
Finocchi
Bieta
Scarola
Mele annurche

ho provato le mele, buone e croccanti
il resto sembra fresco e buono, le cime della parte tagliata dei finocchi un pò ossidate.
il tutto si è fatto una ora abbondante in busta a spasso per il centro storico
quando le mangeremo, mi esprimerò anche sui sapori.

gda

martedì 8 aprile 2008

Acquisto in prova


Cari tutti,
ho appena telefonato a La Colombaia e ho effettuato il mio primo
acquisto di 5kg di frutta e verdura biologica.
Ecco le condizioni: cassette da 5 o 10 kg, da ordinare entro il
mercoledì sera , max giovedì mattina, e da ritirare prezzo il
ristorante Sorrisi Integrali a San PIetro a Mailella nel pomeriggio
del venerdì (zona Via Bellini)
5 KG EURO 11,50, se aggiungi 1 o 2 kili, calcola EURO 1,60 in più per ogni
kilo aggiuntivo
10 KG EURO 22,00 se aggiungi kili in più, fino ai 15, calcola EURO 1,60 in più
per ogni kilo aggiuntivo
Ho telefonato alla ditta al num 0823 968262 e ho parlato con la
signora Orsola.
Ho detto chi sono e che facevo un acquistro di prova. Ho accennato al
fatto che stiamo provando a fare un GAS.
Oggi loro consegnano solo lì, su Napoli, ma se siamo un certo numero
di persone, farebbero anche un'altra consegna in un altro posto
(unico) oppure possiamo noi andare a recupare la merce preso
l'azienda.
Intanto vediamo se frutta e verdura sono gustose.
In catalogo oggi c'erano: scarole, bietole, patate, carote, friarelli,
verze, carciofi, finocchi, mamle (rosse, gialle, annurche) limoni,
cipolle. è un periodo di passaggio stagionale, tra poco ci saranno
molte più cose, mi assicurava la signora.


gda

lunedì 7 aprile 2008

Quanto conviene la spesa «bio-solidale»



Ci sono quelli della Brianza, in Lombardia, esperti di filiere corte, anzi cortissime.Che per combattere il caro-michetta, ma soprattutto per mangiare del pane «che sappia veramente di pane e a un prezzo giusto», non si sono accontentati di farselo in casa, con la farina del supermercato.
E allora hanno affittato due terreni a Cernusco sul Naviglio e Bussero (Milano), li hanno fatti seminare con frumento "bio" da una cooperativa, mentre a Capriano di Briosco hanno trovato il mugnaio. Mancava solo il panettiere, che è spuntato a Robbiate (Lecco): è il sciur Angelo, che sforna un quintale di pane biologico alla settimane per oltre cento famiglie. Costo del prodotto: 2,67 euro al chilo, in una filiera che si chiude nel raggio di 20 chilometri.
Il progetto si chiama "Spiga&Madia" ed è promosso dalla «Retina» della Brianza, uno dei più importanti network sociali che si riconoscono nel motto «ripartire dalla domanda», riscrivendo le leggi del consumo in chiave etica e saltando tutti i (costosi) passaggi della grande distribuzione per rifornirsi direttamente dai produttori locali. I nuclei di questa nuova economia, che si ispira ai principi del mutualismo, sono i Gruppi di acquisto solidale, i Gas, riconosciuti anche nell'ultima Finanziaria con un emendamento di tre commi (266-268), che ne sancisce la natura «no-profit». Oggi in Italia i Gas ufficiali sono circa 400 ma si stima che il loro numero effettivo sia di un migliaio. I volumi sono ancora ridotti: ipotizzando che ogni Gas sia composto da 30 famiglie che spendono in media all'anno mille euro, il business si aggirerebbe intorno ai 30 milioni, cifra che potrebbe salire nel 2008 a 50 milioni.
Il termine «solidale» è prioritario in queste comunità di persone che si ritrovano almeno una volta al mese per fare acquisti collettivi, usando più internet che il telefono come mezzo di comunicazione. Per i gasisti è fondamentale, per esempio, controllare che il produttore non sfrutti i lavoratori e che applichi i contratti di categoria, ma anche che non usi pesticidi e rispetti l'ambiente. L'elemento prezzo, invece, viene dopo la genuinità del prodotto, «anche se è cruciale non far diventare la nostra una merce d'élite, perché sarebbe contrario ai principi che ci animano», spiega Giuseppe Vergani, uno dei responsabili della Retina, che conta oggi su 500 famiglie.
Ma quanto si spende, allora, rifornendosi nei gruppi di acquisto solidale? Dalla tabella pubblicata in esclusiva sul sito del Sole 24 Ore si vede come, su un paniere di 15 prodotti, fare la spesa in un Gas, acquistando ovviamente tutti prodotti naturali e di altissima qualità, possa costare anche il doppio rispetto ai «primi prezzi» di Esselunga e Coop. Il risparmio si avverte invece se il paragone viene fatto con i prodotti bio della stessa Gdo, con un taglio dei prezzi del 20%.
Dal Nord al Sud del Paese i Gas stanno facendo scuola. C'è chi compra una mucca intera a 1.200 euro per dividerla in dieci famiglie: «Merce pregiata che viene dal parco dell'Uccellina», come spiega Cesare Buoninconti, membro di uno dei tanti «gasielli» di Napoli. Paolo Bellino di Roma, rione Monti, ammette di «soffrire un po' d'inverno perché prendiamo solo frutta e verdura di stagione», ma ci si può rifare con «degli ottimi cavoli neri», oppure, sul fronte della carne, con del «maiale di cinta senese». Gli «ingasati» di Forlì, per risparmiare sulle spese di trasporto e per non inquinare, hanno organizzato la distribuzione dei prodotti il sabato con «un'auto elettrica presa in car sharing», dice uno dei responsabili, Romeo Giunchi.
«Su frutta e verdura, soprattutto in primavera ed estate, il risparmio è clamoroso, ben oltre il 30%», sostiene Sara Paci del Rigas di Rimini, uno dei più grandi in Italia con volumi di spesa annui di 100mila euro. Paolo Menchini di Massa spiega poi che per comprare le arance, a loro, non serve rifornirsi in Sicilia. «Nelle nostre zone erano coltivate dai duchi Cybo Malaspina, secoli fa. I costi? Un euro al chilo, 70 centesimi per le arance da spremuta».
Ognuno di questi gruppi, in parallelo con la propria attività di spesa, porta avanti iniziative di solidarietà. Che vanno dall'inserimento di persone con disabilità nei luoghi di lavoro, al recupero dei carcerati, solo per fare due esempi. «I Gas sono solo un pezzo di quelli che noi chiamiamo distretti di economia solidale – racconta Sergio Venezia, in Lombardia uno dei guru di questi temi – e poi, scusi, lei ci crede o no che davvero un altro mondo è possibile?».
Daniele Lepido
http://www.ilsole24ore.com/

Scheda sulla conciliazione

di Giovanna D'Alonzo

La conciliazione concerne sfere di azione molto diverse, e strettamente interconnesse. Ha molte sfaccettature, percorsi non sempre lineari, e valenze non sempre positive.

In estrema sintesi coinvolge 3 contesti: la sfera privata, il mondo del lavoro, la sfera pubblica.


All’interno del Cantiere, si può attivare una riflessione per ognuna delle 3 aree, ed in particolare, si possono individuare alcune sottoaree di impatto su cui ragionare e proporre iniziative (momenti di riflessione e/o approfondimento, azioni, progetti, scambi di risorse,..)


PRIVATO

  • uso del tempo a livello individuale, strettamente legato al senso della vita

    • come strutturo il mio tempo

    • cosa mi dà senso

    • banca delle risorse (tempo, risorse, competenze, conoscenze,..) qui ci vanno i GAS, ad esempio, oppure la casa di Licosa di Andrea

  • relazione uomo-donna, perché l’organizzazione del tempo individuale si intreccia con il tempo degli altri

    • il passaggio dalla conciliazione alla condivisione

    • il contrasto agli stereotipi legati al genere


LAVORO

  • imprese e mondo del lavoro, in cui si possono promuovere

    • azioni positive per recuperare lo svantaggio delle donne (per i carichi di cura e sul reddito)

    • la sperimentazione di misure di flessibilità1

    • l’aumento dell’uso dei congedi parentali da parte degli uomini (questo punto si riconnette alla sfera privata, ai ruoli stereotipati, all’accettabilità sociale -sia in azienda che in famiglia- di un padre che utilizza il congedo parentale, sempre che il danno economico sia accettabile, ed è raro, data il diffuso gap salariale tra uomini e donne)


PUBBLICO

  • luoghi e servizi della città di Napoli in cui si potrebbero proporre azioni per

    • la fuoriuscita del tema della conciliazione dal ghetto delle politiche sociali e delle pari opportunità, per approdare all’ampio contesto delle politiche integrate di sviluppo sostenibile

    • il passaggio da una politica di intervento di emergenza sul disagio alla promozione di una politica anche per l’agio e il benessere sociale

    • una rete di servizi alla famiglia


Provo a fare degli esempi e lanciare delle ipotesi, su cui confrontarci.


Per prima cosa, restringo il campo di riflessione alle persone che lavorano, e che possono avere anche carichi di cura. Questa premessa è importante, perché parlare di conciliazione in relazione a chi un lavoro non c’è l’ha mi sembra offensivo2.


In questa suddivisione privato/lavoro/pubblico, mi vengono in mente varie suggestioni.


Sviluppo principalmente questioni relative all’ambito privato, perché rientrano nella sfera del mio agire. Poi si vede se e come arrivare, da qui, a indurre processi più esterni (mondo del lavoro e sfera pubblica).


Prima suggestione

Nel privato, tanto per iniziare, c’è da chiedersi se è vero che le persone vogliono liberare il proprio tempo dal lavoro. In quelli che un lavoro ce l’hanno, e soprattutto se piace, colgo spesso l’inerzia a buttarsi a capofitto nel lavoro, posto che è il modo più semplice e meno faticoso di darsi un senso di vita.

Il problema secondo me, quindi, non è conciliare, ma cosa farsene del tempo liberato. Questo si intreccia subito con la prospettiva pubblica della conciliazione: è una questione di luoghi e servizi. Ci sono posti? Cosa mi offrono? Cosa posso fare a Napoli per occupare il mio tempo?

Le persone tutto sommato cercano di massimizzare quello che credono essere il proprio benessere, o minimizzano quello che percepiscono come spreco di energia.

Non nascondo, ad esempio, che la motivazione della mia partecipazione al Cantiere ha questa componente: mi offre un’occasione di attivazione (che contribuisce a darmi un senso di vita) che preferisco ad altro, perché mi consente di mettermi in gioco con relazioni umane e sociali. Banalmente mi consente di interagire per acquisire un pensiero o un’emozione in più. Sono disposta quindi a spostare parte del mio tempo su questo, perché ho un tornaconto di benessere.


Seconda suggestione

Sempre nel privato, la conciliazione scardina profondamente la relazione uomo-donna.

Tempo fa, ad esempio, ho provato a fare qualche giochino tra amici, tipo questionari su chi fa cosa in famiglia, e vi assicuro che hanno avuto un impatto molto meno banale di quello che pensavo. La conciliazione impatta sulle relazioni familiari e sui ruoli. In pubblico siamo tutti molto democratici, sarebbe meglio dire “pariopportunisti”, salvo ben tutelare i nostri spazi e privilegi privati. E comunque, anche quando in perfetta buona fede, e senza arroccamenti sulle proprie posizioni, ognuno di noi fa i conti con stereotipi talmente interiorizzati da essere come marcati a fuoco.


Terza suggestione

Il contrasto tra il tempo troppo pieno di chi lavora, e quello troppo vuoto di chi è fuori dal lavoro (bambini, anziani, diversamente abili, percepiti per lo più come carichi di cura per qualcuno, ma anche persone che semplicemente non hanno un lavoro, e che hanno il problema di impiegare il loro tempo)

Oggi io ho il problema del mio tempo di lavoro, della mia voglia di avere tempo per me, dei figli adolescenti che richiedono attenzione, della mamma vedova anziana e mezza azzoppata da un femore con protesi, che ha bisogno di attenzione, cure e tempo dedicato perché fondamentalmente è sola.

Una città più conciliante per tutti e con più servizi, offrirebbe più possibilità di intrattenimento a mia madre, e ai miei figli, faciliterebbe la vita di tutti con servizi di sollievo, e io avrei meno ansie e cose di cui occuparmi per conto terzi, e potrei utilizzare il tempo libero, che ho, per fare cose per me, invece di preoccuparmi per gli altri. Sempre perché ho il pallino del benessere, soprattutto del mio.


Proposte per il Cantiere:

  • iniziative per l’uso creativo del tempo, per socializzare, divertirsi, pensare, crescere. La mia esperienza è che se ho l’opportunità di partecipare ad una situazione dalla quale me ne vado con almeno un pensiero in più, sono felice. Se trovo un modo per fare questo insieme ad altri, lo sono ancora di più. Ribadisco che questa è una delle mie motivazioni per partecipare al Cantiere. Secondo me è opportuno, se è condiviso da altri, esplicitarlo. È uno strumento per produrre benessere a livello individuale e collettivo. Mica poco. Ritengo necessario renderlo esplicito, perché se il presupposto è vero, allora si potrebbe dire che è già sufficiente che ci incontriamo per fare colte riflessioni e approfondimenti tra di noi, e siamo contenti. In realtà, penso che questa del bisogno di fare uso creativo del tempo sia solo una componente, e che ci sia invece fortemente anche il bisogno di indurre processi esterni a noi di tipo politico (nel senso di POLIS). E qui si innestano le altre iniziative che vogliamo proporre attraverso il Cantiere. Io ho necessità di chiarirmi che lo faccio per un mio bisogno di darmi un senso. E ovviamente devo restringere il campo a cose e interventi che veramente posso mettere in atto, altrimenti diventa per me frustrante ed esco dal processo. Penso che questo rischio possa essere vero anche per altri.

  • sul tema della relazione uomo-donna. A me interesserebbe un confronto “a voce bassa” sulle moderne identità maschile e femminile. Mi rendo conto che gli stereotipi sono radicati in profondità. Spesso mi colgo “costretta” mio malgrado in atteggiamenti stereotipati, nella mia esperienza di lavoro ma anche nella vita personale e di relazione. Mi scontro con i miei bisogni di protezione che fanno a cazzotti con i miei bisogni di autonomia, e colgo a volte negli uomini analoghe contraddizioni tra la resistenza a cedere un ruolo dominante e il bisogno di un appoggio e di una sponda. Non è solo privato, tutto questo. Mi sono scocciata di parlare di queste cose solo con le donne. Vorrei sentire e arricchirmi del pensiero degli uomini. Finora ne ho incontrati pochi interessati a parlarne. Ci sono uomini che si sentono oppressi dall’idea che il mondo si aspetta da loro sempre e comunque una soluzione? Soprattutto se tecnica? C’è qualche maschio che sente il peso di essere quello che tutti pensano che deve portare il pezzo più grande di pane a casa, anche quando i contratti sono a progetto, e non sai se verrà rinnovato?

Ci sono uomini che hanno voglia e curiosità di confrontarsi a bassa voce su paure e sogni? Io ne sono curiosa. O mi devo rassegnare?

  • nel Mondo del lavoro: su questo si può andare dallo scambio di informazioni su esperienze di conciliazione nelle imprese a proposte da promuovere, si potrebbero sviluppare varie cose. Interessa qualcuno?

  • Luoghi e servizi: anche qui, si può andare dallo scambio e messa in rete delle informazioni, all’uso “creativo” delle risorse della città (chi dice che non si possa organizzare una riunione al Virgiliano, seduti nell’erba al sole?) Sempre perché ho il pallino del benessere.


Per il mondo del lavoro e i luoghi e servizi, secondo me come cantiere poco possiamo fare, in maniera diretta. In modo indiretto, però, visto che molti di noi lavorano a Napoli in contesti che consentono di mettere in campo iniziative concilianti, possiamo attivarci in tal senso.

Note



1 Questo è un terreno molto pericoloso, e non a caso la conciliazione non è mai stata promossa realmente dai sindacati. Flessibilità e sicurezza troppo spesso divergono. Il salto di qualità da proporre attraverso misure di conciliazione nelle imprese è esattamente quello della flessibilità per migliorare il benessere di persone e organizzazioni.

2 In relazione ai problemi legati al mercato del lavoro ci sono già una serie di interventi, e molti nel cantiere lavorano in questo campo. Certamente si possono creare o rinforzare le connessioni tra iniziative promosse da singoli o organizzazioni che lavorano in questo campo, ma questo si inserisce in altre azioni proponibili nel Cantiere.

Esterni


esterni sviluppa progetti culturali in molteplici ambiti: cinema, design, arte, musica, sono alcuni dei suoi campi di interesse.
La valorizzazione dello spazio pubblico e la centralità dell'uomo sono alla base di tutte le attività di esterni; la socializzazione, lo scambio culturale, la città come luogo di incontro e aggregazione, la responsabilità sociale, la partecipazione allargata sono il motore di ogni progetto. esterni lavora a Milano e in altre città in Italia e nel mondo dal 1995; la sede operativa è una palazzina multifunzionale di tre piani in zona Città Studi, che oltre agli uffici comprende sala cinema, bar trattoria, bed&breakfast, spaccio, spazio per mostre e esposizioni. 15 persone lavorano a tempo pieno in diversi settori correlati alla creazione e allo sviluppo di progetti e eventi. Ogni progetto è pensato e realizzato in ogni sua parte interamente da esterni, che si avvale di volta in volta del supporto di professionisti e consulenti (artisti, musicisti, artigiani, critici, giornalisti, intellettuali, grafici, tecnici) che costituiscono una rete di collaborazioni internazionale



un esempio: sciopero dei telespettatori

Anima e Cuore



SALVE A TUTTI SIAMO DELLO STAFF DELL'ASSOCIAZIONE ''ANIMA E CUORE''.
COME SAPETE, VISTO CHE CI SEGUITE DA MOLTO, NOI SIAMO IMPEGNATI ANCHE SUL FORNIRE INFORMAZIONI ALLE ''PERSONE DIVERSAMENTE ABILI''SUL TURISMO ACCESSIBILE NELLE SUE DIVERSE FORME E PROSPETTIVE. A TAL FINE STIAMO CERCANDO DI SVILUPPARE E AGGIORNARE CONTINUAMENTE UNA RETE INFORMATIVA CHE IN MODO SEMPLICE E INTERATTIVO VENGA UTILIZZATA DALL'UTENTE DIVERSAMENTE ABILE O CHI NE NECESSITA. QUESTO TIPO DI LAVORO DELL'ASSOCIAZIONE CONSISTERA' NEL DIVULGARE E PROMUOVERE LE PROPOSTE, LE OFFERTE E LE POSSIBILITA’ LEGATE ALLE BARRIERE ARCHITETTONICHE PRESENTI NEL VASTO MONDO DEL TEMPO LIBERO ED AL TURISMO ACCESSIBILE, STIAMO SVOLGENDO PERTANTO UN'INDAGINE ACCURATA SU TUTTI I TIPI DI STRUTTURE TURISTICHE PUBBLICHE E PRIVATE CHE IN ITALIA POSSONO ACCOGLIERE, SENZA ALCUN PROBLEMA E IN ASSENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE, I DIVERSAMENTE ABILI IN CARROZZINA. Continua...

la foto è dal sito fotosearch.it

giovedì 27 marzo 2008


Condivisioni è la nuova pagina di Arcipelago Napoli
lo spazio web del Cantiere
Sociale Napoli




Condivisioni si occupa delle relazioni e delle azioni che possiamo mettere in Cantiere, ciascuno nelle proprie sfere del privato e del pubblico, ed insieme, assumendo il cantiere come spazio di nostre relazioni di gruppi, comunità, associazioni, e di nostre iniziative di promozione di un agire condiviso, solidale, propositivo, creativo e soprattutto capace di fare cose utili al benessere comune....



l'immagine è tratta dal sito http://www.cohousing-italy.com/








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